Tumore prostatico clinicamente localizzato: cosa fare?

Numerosi sono i parametri che permettono di individuare il grado di rischio: la stadiazione clinica del tumore (esplorazione rettale e metodiche di diagnosi per immagine) i valori di PSA e i dati bioptici (Gleason score, numeri di prelievi positivi, estensione lineare del tumore). Tali parametri vengono analizzati insieme e rielaborati in varie classificazioni o nomogrammi. L’AUA (American Urological Association) e il NCCN (National Comprehensive Cancer Network) classificano il rischio in diverse categorie:

• Tumore a rischio molto basso:
PSA < 10 ng/mL; Gleason Score <6; stadio clinico pT1a
• Tumore a rischio basso:
PSA < o = 10 ng/mL; Gleason score < o = 6; stadio clinico T1c-T2a
• Tumore a rischio medio:
PSA 10-20 ng/mL; Gleason score 7; stadio clinico T2b
• Tumore ad rischio alto:
PSA > 20 ng/mL; Gleason score 8-10; stadio clinico T2c

In base a questi aspetti può essere definito il trattamento da consigliare ad ogni paziente.
1) Wacthful waiting (WW) e Sorveglianza Attiva (AS).
Si tratta di due strategie conservative volte a ridurre il rischio di sovratrattamento. Col termine WW si intende più precisamente un trattamento differito nel tempo, in attesa del verificarsi di manifestazioni locali o sistemiche di malattia. Oggi ormai si parla di AS, cioè una decisione attiva di non trattare il paziente immediatamente, prevedendo una rivalutazione nel tempo in base all’andamento del PSA e all’esito delle rebiopsie, rimandando ad un momento successivo un trattamento con intento curativo. La WW può essere considerata un’opzione nel trattamento del tumore prostatico clinicamente localizzato in paziente con un aspettativa di vita limitata. La AS può essere consigliata a pazienti a rischio basso o molto basso i quali, al momento della diagnosi, rifiutano le eventuali complicanze di un trattamento curativo.
2) Prostatectomia radicale (RP)
La RP è una tecnica chirurgica che prevede l’asportazione della prostata, delle vescichette seminali, delle ampolle deferenziali, di un breve tratto dei vasi deferenti e di un sottile strato di tessuto circostante in modo da ottenere un margine chirurgico negativo. Questo intervento può essere eseguito con una tecnica a cielo aperto utilizzando un approccio retro pubico (decisamente più diffuso) o trans perineale (poco utilizzato) oppure con una tecnica laparoscopica tradizionale o robot-assistita. Il principale vantaggio della RP è la reale possibilità di guarire il paziente in caso di neoplasia prostatica localizzata. Ulteriore vantaggio è la possibilità di acquisire un esame istologico definitivo sul pezzo asportato ed eventualmente sui linfonodi (tumori a medio-alto rischio) in modo da poter inquadrare meglio le caratteristiche della neoplasia.

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