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I tumori della vescica

Il tumore della vescica è il quarto tipo di tumore più frequente nel maschio mentre più raramente interessa il sesso femminile. Fattori di rischio sono rappresentati principalmente dal fumo e dall’esposizione professionale alle amine aromatiche.

I tumori della vescica nascono dall’urotelio (cioè lo strato più interno della vescica) e possono essere divisi in tumori a bassa malignità (ossia composti da cellule molto simili alle cellule normali) e tumori ad alta malignità (ossia composti da cellule anomale ad alta aggressività biologica). In linea generale, è estremamente raro che i tumori a bassa malignità superino i confini dello strato superficiale epiteliale per infiltrare lo strato muscolare, cosa al contrario abbastanza frequente per i tumori ad alta malignità.
Dal punto di vista clinico, i tumori della vescica si presentano nella stragrande maggioranza dei casi con ematuria (ossia l’emissione di sangue con le urine) o con fastidi vescicali gravi e non trattabili con le comuni terapie.

Una volta accertata la presenza di un tumore della vescica (con una ecografia o una cistoscopia), il primo trattamento è sempre l’asportazione del tumore per via endoscopica (TUR), ossia con uno strumento che segue le vie naturali, in questo caso l’uretra.
L’esame istologico dei pezzi prelevati con la TUR ci permette la distinzione tra tumori di basso o alto grado di malignità, superficiali o infiltranti la muscolatura.

L’esame istologico dei pezzi prelevati con la TUR ci permette la distinzione tra tumori di basso o alto grado di malignità, superficiali o infiltranti la muscolatura.

 

Tumori totalmente superficiali a basso grado di malignità

Questi tumori non diventano praticamente mai infiltranti e quindi generalmente non minacciano l’aspettativa di vita dei pazienti ma tendono comunque a ritornare (circa il 30-40% di probabilità di recidiva).
Dopo la TUR è quindi soltanto necessario un controllo cistoscopico per verificare l’eventuale recidiva; in genere il primo controllo viene eseguito dopo tre mesi e, in caso di assenza di ricomparsa della malattia per un anno, dopo sei mesi e quindi dopo un anno. In caso di recidive, talora è possibile trattare queste lesioni con delle piccole folgorazioni durante la cistoscopia di controllo.
In caso di recidive ripetute, è possibile effettuare una prevenzione attraverso l’instillazione di farmaci antiblastici (sostanze in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali) all’interno della vescica (chemioprofilassi intravescicale).

Tumori superficiali ma ad alto grado di malignità

In questo caso ci troviamo di fronte a tumori ancora allo stadio superficiale ma potenzialmente molto pericolosi (circa il 60% diventa infiltrante se non vengono trattati). Per verificare che questi tumori siano effettivamente superficiali, viene generalmente eseguita dopo due mesi una nuova biopsia (reTUR) sulla sede della pregressa resezione, oltre a qualche biopsia su mucosa sana. In caso di conferma dello stato di tumore superficiale, viene eseguita un altro tipo di chemioterapia endovescicale, utilizzando il bCG, ovvero un ceppo modificato di batteri della tubercolosi umana. Questo farmaco provoca un’intensa reazione immunologica nell’epitelio vescicale, che, in oltre il 60-70% dei casi impedisce la crescita di nuovi tumori. Nel caso che la reTUR dimostri un’infiltrazione muscolare, o una ricrescita in tempi brevi di tumore ad alto grado, come nel caso di recidiva della malattia dopo uno o più cicli di bCG, può essere proposta l’asportazione completa della vescica, che offre eccellenti risultati in termini di sopravvivenza senza malattia.

Tumori ad alto grado che hanno infiltrato la tonaca muscolare

In questo caso il tumore è già molto pericoloso e l’asportazione completa della vescica (cistectomia radicale) viene considerata la terapia standard, ossia quella che ottiene i migliori risultati, anche se essi peggiorano con l’aumentare dell’infiltrazione della tonaca muscolare, delle ghiandole linfatiche e dei tessuti vicini.
La cistectomia radicale prevede l’asportazione completa della vescica, della prostata o dell’utero e dei linfonodi vicini.
Dopo l’asportazione completa della vescica, si pone il problema di convogliare le urine prodotte dai reni e trasportate dagli ureteri (derivazione urinaria).
Sia nel maschio sia nella femmina, quando il tumore invade o è troppo vicino all’uretra, che deve quindi essere asportata, non resta altro che derivare le urine all’esterno, mediante l’abboccamento alla cute di un condotto costituito da un piccolo tratto di intestino nel quale vengono impiantati gli ureteri (ureteroileostomia) oppure direttamente degli ureteri (ureterocutaneostomia). Le urine fluiscono continuamente dall’urostomia e vengono raccolte da una sacchetta applicata sulla cute. Nonostante questo disagio colpisca in modo estremamente negativo l’immaginario dei pazienti, la qualità della vita con un’urostomia è generalmente molto buona con un basso rischio di complicanze.
In casi selezionati (pazienti in buone condizioni generali con una discreta aspettativa di vita, funzione renale conservata e tumori infilltranti ma non estesi all’uretra o ai tessuti extravescicali) può essere proposta una ricostruzione completa della vescica utilizzando un tratto di intestino. Questa soluzione, tecnicamente più impegnativa, detta comunemente neovescica, consiste nella preparazione di un tratto dell’intestino tenue, inciso e risuturato in modo tale da costruire un serbatoio, cui vengono impiantati gli ureteri e l’uretra rimasta. La neovescica può essere realizzata sia nel maschio che nella femmina e consente di riprendere la minzione nel modo naturale, dopo un periodo di adattamento (o meglio “allenamento”) che dura qualche mese. Infatti la neovescica ha quasi la forma di una vescica normale ma di questa non ha i controlli nervosi; infatti, la sua ripienezza non genera gli stessi stimoli minzionali e occorre imparare a riconoscere e a controllare i nuovi stimoli. Viste le difficoltà tecniche alla base di una ricostruzione completa della vescica, maggiori sono i rischi di complicanze postoperatorie di tipo urinario (soprattutto incontinenza e ritenzione urinaria) e intestinale rispetto alle tecniche di derivazione esterna.

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