Tumore prostatico clinicamente localizzato: cosa fare?

Gli svantaggi sono relativi alle possibili complicanze (principalmente deficit erettivo, incontinenza urinaria e stenosi dell’anastomosi uretrovescicale in percentuali variabili rispetto alla tecnica utilizzata e al tipo di tumore operato).
La RP viene indicata come terapia standard in tutti i pazienti con tumori localizzati, specialmente se a rischio basso e intermedio, con un’aspettativa di vita superiore a 10 anni.
3) Radioterapia esterna (EBRT)
Un ciclo di radioterapia esterna, pur non prevedendo l’asportazione della prostata, offre gli stessi risultati di sopravvivenza a lungo termine della RP con una qualità di vita sostanzialmente simile e un ridotto rischio di deficit erettivo e di incontinenza urinaria. Gli svantaggi sono rappresentati dalla necessità di numerose applicazioni (circa 30) e da un rischio di tossicità sulle vie urinarie (cistiti, ematuria, stenosi uretrali) o sull’apparato intestinale (proctiti, diarrea).
La radioterapia esterna può pertanto essere indicata in tutti i pazienti con tumore clinicamente localizzato, non affetti da patologia cronica intestinale. In particolar modo essa è una valida opzione per i pazienti che hanno controindicazioni alla chirurgia o che rifiutano le complicanze della RP.
4) Brachiterapia prostatica (BT)
Si tratta di una tecnica chirurgica che prevede, in un’unica seduta, l’impianto di semi radioattivi passando attraverso il perineo all’interno della ghiandola prostatica. I pazienti candidabili a questo tipo di procedura sono i pazienti con neoplasia a basso rischio, un volume prostatico < 50 mL e un flusso minzionale non ostruito. I risultati sono molto simili a quelli riportati dopo RP e EBRT con i vantaggi di una tecnica mininvasiva, eseguibile in day surgery. Le principali complicanze sono rappresentate da una sintomatologia irritativa minzionale che può perdurare alcuni mesi dopo l’intervento.
5) Terapia ormonale (ADT) (LHRH agonisti / Antiandrogeni)
La terapia primaria ormonale non è considerata un’opzione nel trattamento del tumore prostatico clinicamente localizzato ma può essere utilizzata in quei casi in cui un approccio chirurgico o radiante non sia possibile o accettabile da parte del paziente. Nei pazienti ad alto rischio, una terapia di combinazione (ormonale + radioterapia) può essere impiegata con un miglioramento della sopravvivenza.
6) Crioterapia, HIFU (high intensity focused ultrasound) e Terapia focale
Si tratta di procedure emergenti che prevedono l’utilizzo di particolari fonti di energia (ghiaccio, ultrasuoni, sostanze fotodinamiche) indirizzate direttamente all’interno della prostata oppure soltanto all’interno della neoplasia. Queste tecniche sono state sviluppate per il trattamento dei tumori a rischio molto basso-moderato anche se la mancanza di dati sulla sopravvivenza a medio-lungo termine ne limita ancora molto l’indicazione.