Quando il pene diventa curvo …

CLINICA

In alcuni casi il sintomo principale all’esordio è proprio il dolore, cui si associa con una finestra temporale variabile (generalmente qualche mese) l’incurvamento del pene in erezione. Tuttavia, spesso i pazienti non riferiscono alcun dolore o disturbo e si presentano all’attenzione del medico a causa dell’incurvamento.

La storia naturale dell’IPP prevede una fase iniziale “infiammatoria (che può determinare dolore o fastidio)”, della durata variabile di 6-18 mesi, a cui segue la fase cosiddetta “stabilizzata (la placca)”. Il decorso è assolutamente imprevedibile e variabile nel tempo, potendosi osservare una stabilizzazione, una progressione o, raramente, una regressione spontanea (13% dei casi) della malattia.

TERAPIA

Il trattamento della patologia può essere medico o chirurgico a seconda della fase della malattia e della gravità. Il concetto fondamentale da sottolineare è che si tratta di una patologia certamente curabile, ma non sempre guaribile, dal momento che talora non è possibile eliminare la placca completamente.

Schematicamente, se la penetrazione è ancora consentita, i goal della terapia saranno di rallentare l’evoluzione della malattia e di migliorare la performance sessuale; se la penetrazione non è più consentita, si tratta allora di favorire la ripresa dell’attività sessuale.

Nella fase iniziale infiammatoria è possibile mantenere un atteggiamento conservativo di tipo medico, i cui risultati sono però variabili e spesso contrastanti. In tale contesto, sono numerose le opzioni terapeutiche proposte (vitamina E,  paraminobenzoato di potassio, colchicina, tamoxifene, carnitina, propoli, pentossifillina). Anche gli inibitori della PDE-5 vengono utilizzati come terapia medica dell’IPP, soprattutto per trattare il deficit erettile che può insorgere in fasi più o meno precoci della malattia (anche per ragioni psicologiche).

Quanto alle terapie intralesionali, anche in questo caso la letteratura scientifica non mostra accordi sull’efficacia dei farmaci utilizzati, non essendo disponibili molti trial clinici randomizzati e controllati. Tra di essi, verapamil, corticosteroidi, interferone e acido ialuronico sono quelli maggiormente utilizzati.

Va precisato come tutte queste terapie, che dovrebbero avere un effetto antiinfiammatorio riducendo il dolore e ostacolando i fenomeni fibrotici che portano alla formazione della placca, siano proposte fuori indicazione in quanto la loro efficacia nel trattamento dell’IPP non è mai stata pienamente riconosciuta.

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